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venerdì 27 novembre 2015

#WHYSIRIA?



Per la classe 2^ linguistico


Leggete l'articolo di Massimo Gaggi, Uno stato sunnita per battere l'Isis,"Il corriere della Sera", 26 novembre 2015, pp. 12-13.


COMPRENSIONE

Scegliete una domanda e provate a rispondere:
- Quale problema concreto mette a fuoco la proposta provocatoria di J. Bolton?
- Che cosa prevedeva l'accordo Sykes-Picot del 1916? Perché viene ricordato nell'articolo?
- La nascita dello Stato Islamico ha, di fatto, ridisegnato i confini tra gli stati in Medio Oriente. Guarda le cartine (anche quella pubblicata da "La Stampa" a p. 3): quali sono le forze in gioco?
- Che differenze ci sono tra Sunniti e Sciiti? Che ruolo ha questo scontro nella guerra in Siria?

Al link seguente trovi l'articolo di Gaggi
http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_26/stato-sunnita-battere-l-isis-fc0e24e0-9415-11e5-be1f-3c6d4fd51d99.shtml

7 commenti:

  1. L'accordo di Sykes-Picot, firmato tra Francia e Gran Bretagna nel 1916 alla fine della prima guerra mondiale, a seguito della sconfitta (e scomparsa) dell'impero Ottomano, prevedeva la definizione dei confini degli stati del Medio Oriente e delle rispettive sfere di influenza britannica e francese. Nell'accordo i due stati si impegnavano a riconoscere e proteggere uno Stato arabo indipendente, governato da un sovrano arabo. Tuttavia si diedero il potere di amministrare, direttamente o indirettamente, questi stati. Inoltre per aumentare il loro predominio commerciale si garantirono il permesso di sfruttare le acque del Tigri e dell'Eufrate e di monopolizzare i grandi porti di quei territori, tra cui Alessandria, Haifa e San Giovanni d'Acri; la gran bretagna inoltre si aggiudicò la possibilità di costruire, amministrare e controllare le reti ferroviarie.
    Nell'articolo scritto da Gaggi "Uno stato sunnita per battere l'Isis" de "Il corriere della Sera", 26 novembre 2015, viene citato per spiegare il perché la proposta di Jhon Bolton di creare lo stato del "Sunnistan", abbia tutto sommato ragione di essere presa in considerazione. La divisione di quei territori così come era stata decisa nell'accordo del 1916 non esiste più ormai e dobbiamo prenderne atto.

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  2. Rispondo alla seconda domanda ovvero l'accordo Sykes-Picot firmato tra Francia e Gran Bretagna.
    Dopo una serie di sottomissioni da parte di vari imperi, quali quello romano, arabo, mongolo e ottomano, nel 1916, a seguito degli accordi di Sykes-Picot furono definiti confini e sfere di influenza da parte di inglesi e francesi sugli stati del Medio Oriente . Questo argomento viene ripeso nell'articolo "Uno Stato sunnita per battere l'Isis" de "Il Corriere della Sera" pubblicato il 26 novembre 2015 da Massimo Gaggi, nel quale Bolton, un ex ambasciatore americano all'Onu ed ex viceministro agli Esteri di George W. Bush, sostiene che gli attuali confini siano superati e ipotizza la creazione di uno Stato sunnita nell'area attualmente occupata dallo Stato islamico, considerando ormai come consolidati la presenza curda nel nord ai confini con la Turchia, l'alleanza Teheran-Bagdad (stato sciita satellite degli ayatollah iraniani) e la permanenza di uno Stato alawita governato da Assad nella zona di Damasco e mediterranea.

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  3. Cosa sta succedendo esattamente tra Sunniti e Sciiti? Chi sono e dove ha origine il loro conflitto?
    I musulmani si dividono in due principali rami: Sunniti e Sciiti. I Sunniti costituiscono circa il 90% della popolazione complessiva di musulmani nel mondo. Gli Sciiti costituiscono circa il 10%. I due gruppi condividono i principi fondamentali dell'Islam, detti "i cinque pilastri". Le differenze tra i due rami riguardano i rituali, la legge, la teologia e il modo di organizzare la società.
    Il termine sunnita significa "il popolo delle tradizioni (di Maometto)". Il termine sciita significa "sostenitore (politico) di Ali".
    Subito dopo la morte del profeta Maometto, i musulmani si divisero nei due rami: il primo, i Sunniti, sosteneva che il nuovo leader della comunità musulmana fosse il compagno di Maometto, Abu Bakr. Il secondo ramo, quello sciita, sosteneva che il nuovo leader doveva essere un discendente di Maometto.
    Molte scuole di pensiero sunnite ritengono che gli Sciiti siano i peggiori nemici dell'Islam. Gli Sciiti vengono spesso visti come eretici.
    Nei paesi a maggioranza sunnita, gli Sciiti appartengono spesso alle classi sociali più basse e vengono frequentemente perseguitati. Ciò ha aumentato il loro senso di oppressione. Con la rivoluzione iraniana del 1979, che ha portato gli Sciiti al potere in Iran, è nata la voglia di mettere fine alle persecuzioni e di affermarsi politicamente anche in altri paesi islamici. Da lì sono anche stati fondati partiti e gruppi militari.
    Questa divisione in rami ha un ruolo fondamentale nella guerra civile che si sta combattendo in Siria. Il presidente ora al potere, al-Assad, appartiene alla minoranza degli Alauiti (ramo sciita). Le proteste contro il suo governo sono cominciate nel marzo del 2011, dalla maggioranza sunnita del paese (circa il 64% della popolazione), e sono state represse con violenza. La guerra civile, chiamata anche Primavera Araba, continua ancora tutt'oggi e ha in parte contribuito a esasperare i sentimenti di odio e rancore tra Sciiti e Sunniti all'intero del paese.

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  4. A fronte della guerra che da anni distrugge e lacera la Siria, è stata proposta un'unione dei paesi al fine di creare uno stato sunnita che possa fronteggiare l'Isis e sconfiggerlo.
    Ma c'è un problema: il passato europeo non gioca a favore di questo progetto, in quanto è stato uno degli errori più grandi che l'europa potesse mai fare.
    I'accordo Sykes-Pikot prevede la spartizione dell'impero ottomano dopo la prima guerra mondiale tra Francia e Inghilterra; i paesi creati (tra cui la Siria) vengono sfruttati anche grazie ai giacimenti petroliferi; i popoli sono liberi, ma la Francia e l'Inghilterra esercitano un dominio su questi paesi.
    Quindi un'altro accordo poteva risultare pericoloso, e gli arabi ne hanno un brutto ricordo.
    Bisogna tuttavia affermare che l'accordo del 1916 appartiene al passato, ora bisogna guardare avanti e fare qualcosa che possa essere ricordato come il gesto che ha fatto alleare due parti diverse per battere qualcosa di più grande; quindi io sostengo questa iniziativa e spero che il confronto con l'Isis abbia un esito positivo. Ma dobbiamo solo avere il coraggio di guardare oltre.

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  5. L’obiettivo principale dei paesi occidentali, ormai, è diventato quello di distruggere l’ISIS, ma dopo cosa succederà? È di questi giorni la proposta di costruire un nuovo stato al posto dell’ISIS, che comprende il territorio sotto occupazione dello Stato Islamico. La singolarità di tutto ciò risiede, però, nella mente che l’ha ideata. Se quasi tutti noi ci saremmo aspettati un estremista arabo, a presentare l’idea di creare lo stato del “Sunnistan” è, invece, l’ex presidente USA all’ONU, John Bolton. Questa proposta ci sembra impraticabile, a causa dei disordini creatisi nella zona protagonista di questo progetto. Ma, come afferma Bolton, se si tornasse alla divisione precedente degli stati, si tornerebbe anche ad alimentare una delle cause della creazione dell’ISIS e di altri partiti estremisti con l’obiettivo teorico di creare la “Grande Arabia”. Bisogna prendere atto, infatti, che la Siria e l’Iraq non esistono più. Lo Stato Islamico ha portato ad un’ulteriore divisione del territorio: al nord resiste lo Stato indipendente del Kurdistan, a sud la maggioranza sunnita del paese, a ovest la popolazione alawita fedele ad Al-Assad e ad est gli sciiti di Baghdad. Il problema concreto della proposta “provocatoria” di John Bolton è rappresentato dalla possibile non approvazione da parte di tutti i Paesi confinanti, in particolare Russia, Iran e Turchia. Secondo Bolton, però, Ankara alla fine potrebbe accettare la realizzazione del suo progetto a causa del forte desiderio di stabilità al confine con la Siria dopo tanti anni di guerra. Un altro problema che si riscontrerebbe pensando alla proposta dell’ex presidente USA all’ONU è: “Chi potrebbe governare il nuovo stato del Sunnistan?” Bolton propone come possibili rappresentanti del governo gli ex sostenitori del partito BAATH e, ovviamente, di religione sunnita. Non bisogna dimenticare, però, che, qualora il progetto di Bolton venisse approvato, la strada da percorrere per realizzarlo sarebbe molto lunga e complessa. L’ISIS rimane un partito estremista molto difficile da sconfiggere che, attraverso numerosi attentati come quello di Parigi, avvenuto neanche un mese fa, può causare più o meno facilmente la morte di molti innocenti e la distruzione di bellezze monumentali e paesaggistiche in tutto il mondo. Prima di pensare accuratamente alla proposta di Bolton, sarebbe più logico, al momento, pensare a come contrastare l’avanzata di esseri che di umano hanno proprio ben poco.

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  6. Alla morte di Maometto, nel mondo mussulmano, la ricerca di un successore provocò una profonda frattura e la scissione tra sunniti e sciiti: i primi, così chiamati in virtù della grande importanza attribuita alla “Sunna“, ovvero la tradizione del Profeta , sono la maggioranza dei fedeli del mondo arabo, erano e sono convinti che il successore del profeta è il califfo, considerato come il guardiano della Shariah, che gode del potere temporale e non di quello spirituale e riconoscono all’Imam solo il ruolo di colui il quale dirige la preghiera pubblica.
    Gli sciiti, parte minoritaria della fede mussulmana, erano e sono convinti che il successore del Profeta avrebbe dovuto essere suo cugino Alì e che gli imam nel tempo succedutisi fino ad oggi dovessero essere consanguinei di quest’’ultimo . Secondo l’Islam Sciita, il successore del profeta non è il califfo ma l’Imam, letteralmente “persona che sta davanti“, colui che guida la comunità islamica negli affari spirituali, politici, materiali e sociali, immune dagli errori, perché guidato dalla volontà divina.
    Per queste differenze , nel 2011 è iniziata la guerra in Siria, conosciuta anche come “guerra civile siriana”, che va avanti ininterrottamente da quattro anni, contando attualmente più di 200mila vittime e migliaia di profughi.

    Tutto ha avuto inizio nel marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il regime del presidente Bashar al-Assad (sciita), succeduto al padre, e che governa la Siria dal 2000. Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni sunnite, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero.
    Dopo le repressioni una parte dei manifestanti è passata alla lotta armata e alcuni soldati siriani hanno disertato per unirsi alle proteste sunnite. Negli ultimi mesi del 2011 alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la nascita dell’Esercito Siriano Libero (cioè l’FSA, Free Sirian Army) e da allora si è passati ad una vera e proprio guerra civile.
    Negli anni seguenti lo schieramento sciita, alleato con Iran e Iraq, ha continuato a combattere i ribelli sunniti, sostenuti economicamente dall’Arabia Saudita, Turchia e Qtar.
    Ad oggi la guerra si protrae e vede coinvolta anche una coalizione occidentale che osteggia apertamente una nuova forza terroristica: L’ISIS, autoproclamatosi Califfato che si è instaurato nei territori siriani.

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  7. Che differenze ci sono tra Sunniti e Sciiti? Che ruolo ha questo scontro nella guerra in Siria?
    Le numerose guerre che si stanno verificando nascono da due divisioni, quella Sunnita e quella Sciita.
    Queste divisioni lottano da vari anni per il califfo, ovvero il successore di Maometto.
    Sappiamo che la maggior parte dei musulmani (circa 80%) è Sunnita e gli Sciiti sono la minoranza.
    Da questa differenza di ruoli ha origine una serie di guerre civili e interne contro Siria, Iraq, Yemen e altri Paesi Arabi che si
    trovano coinvolti e, dove spesso viene preso il controllo e viene infondata la paura.
    La Siria ha una prevalenza Sunnita, perciò questo la coinvolge anche in diversi attacchi tra le due fazioni.
    Al di là della violenza, quanto sta accadendo può essere riconducibile ad un conflitto politico-religioso
    analogo alla divisione tra protestanti e cristiani, che fu risolta solo nel tempo quando si resero conto
    che continuare a combattere non conveniva per diversi motivi.
    Queste due divisioni dovrebbero combattere i terroristi ed aiutare le loro popolazioni invece che
    ''perdere tempo'' in rappresaglie inutili.

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