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giovedì 29 maggio 2014

Sono arrivati i bambini congolesi: i problemi di un'adozione internazionale

classe 4^ - per martedì 3 giugno

Il Corriere della Sera di giovedì 29 maggio
pag. 21 
(+ Il Sole 24 ore pag. 23 Il Carcere aperto aiuta la sicurezza e la crescita)

Da settembre le adozioni in Congo erano bloccate per i sospetti di un possibile traffico internazionale di bambini. L'ex ministro Kienge suggerisce ad esempio di semplificare le procedure rispetto a quei paesi che rispettano i diritti dell'infanzia.
Ritenete che le procedure sulle adozioni internazionali siano troppo rigide ?
Il Congo impedisce che si effettuino adozioni monoparentali per il sospetto che possano nascondere coppie omosessuali: qual 'è la vostra opinione?

11 commenti:

  1. ANDREA ELMI

    Da 7 mesi 31 bambini del Congo erano in attesa di essere portati in Italia dove ad aspettarli c'erano un gruppo di famiglie a cui erano stati dati in adozione.
    La procedura si era interrotta perché il governo del Congo sospettava irregolarità nei documenti presentati per l'adozione . Tali irregolarità non riguardavano però
    le famiglie italiane e la procedura di sblocco ha favorito anche il rientro di alcuni bambini francesi e alcuni statunitensi.
    Il tribunale italiano , per le pratiche di affidi internazionali , è tra i più severi ,infatti
    annualmente molte coppie sono ritenute non idonee , perché per la tutela del minore si vogliono evitare le restituzioni dei minori stessi.
    In Italia si tenta di scoraggiare l'adozione internazionale perché si punta su quella
    nazionale.
    Leggendo alcuni blog mi sono reso conto che l'iter a cui devono sottoporsi le coppie che vogliono intraprendere questo cammino è molto lungo , quasi una
    tortura ; deve seguire un preciso percorso e deve essere trasparente per
    evitare fenomeni illegali ed indesiderati. Nell'ambito di queste adozioni interven-
    gono sempre tre soggetti : le famiglie , il Tribunale e gli Enti preposti a mettere in
    contatto le famiglie e i minori. Gli Enti devono per forza di cose essere no profit e
    le famiglie dovrebbero durante il percorso essere sincere e pensare di fare questo
    passo non per avere un bambino ,ma per dare ad un bambino un futuro migliore.
    Se ci fosse sempre sincerità forse gli iter stessi potrebbero essere semplificati e i
    casi di restituzioni sarebbero molti meno.
    Per ciò che riguarda le regole in merito alle adozioni internazionali ritengo che
    bisogna partire dal concetto di famiglia. La legge definisce quale famiglia ideale
    quella che ha contratto matrimonio da almeno tre anni e mette anche paletti
    riguardo alle età dei futuri genitori ( non troppo giovani , né troppo vecchi ).
    La società in cui viviamo si sta però evolvendo , quindi poiché si parla si di dare accesso alla fecondazione assistita alle coppie di fatto o alle donne anziane do-
    vremmo anche cercare di dare una maggiore flessibilità alla famiglia ideale per
    le adozioni. Ritengo che il buonsenso debba essere usato anche al fine di evitare
    un mercato nero di minori , mercato dove la loro salvaguardia è nulla.


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  2. Valentina Crepaldi
    Si , ritengo che in alcuni paesi le procedure di adozione internazionale siano troppo rigide come in Cina, in cui almeno uno dei due membri della coppia deve avere un impiego stabile e la coppia deve possedere beni familiari per un valore di almeno $ 80.000 e dichiarare un reddito familiare pari ad almeno $ 10.000 per componente della famiglia, incluso il futuro figlio adottivo.
    Non voglio pronunciarmi sul fatto che sia giusto o ingiusto permettere di adottare alle coppie omosessuali, ma sul fatto che queste non dovrebbero nascondersi dietro un adozione monoparentale per superare le procedure di adozione giuste o meno di un paese, ma recarsi in altri paesi che permetterebbero ciò o cercare di cambiare le procedure legalmente, in quanto le conseguenze di queste azioni causerebbero il blocco delle procedure adottive quindi una sofferenza nelle famiglie, ma soprattutto nei bambini che aspettano di partire.

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  3. Fabrizio Pace
    Le politiche di adozione internazionali sono rigide per non correre il rischio, che i bambini possano essere venduti e di conseguenza sviluppare un mercato di esseri umani, d'altra parte ritengo che tanti bambini che dovrebbero avere diritto alla famiglia a causa della troppa burocrazia non vedranno mai questo sogno realizzato.Invece per la questione del Congo ritengo che sia sbagliato che i bambini vengano adottati da una sola persona omosessuale o meno perché se non in casi speciali il bambino deve avere entrambe le figure sia materna che paterna accanto a se.Dopo di ciò penso che una coppia omosessuale non sia adatta a crescere un figlio perché potrebbe condizionare la sua visione di normalità ,e di conseguenza accettare come giusto un approccio sessuale forse non veramente consono alla sua persona poiché visto e vissuto nella sua età formativa

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  4. A parer mio determinate procedure di adozione devono essere ben definite e chiare, in quanto devono poter dimostare che la famiglia adottiva presenti una certa stabilità sia a livello economico che sociale a tutela del minore.
    Sì, devono essere rigide ma devono rispettare regole etiche e morali affinchè il minore possa essere dato in adozione senza eccessivi "passaggi burocratici".
    La società si sta evolvendo e di conseguenza anche il concetto di famiglia sta mutando. Nell'ottica di un'adozione internazionale i paesi dovrebbero armonizzare le norme relative all'adozione alla luce delle evoluzioni sociali della famiglia.
    Dal mio punto di vista vi sono dei pro e dei contro relativamente ad una adozione monoparentale che possa nascondere coppie omosessuali : il vantaggio sarebbe quello di dare l'opportunità al bambino di avere una famiglia dove poter essere accolto e amato; lo svantaggio sarebbe quello di non riuscire a far inserire adeguatamente l'adottato all'interno della società, in quanto in determinati contesti non si è ancora capaci di comprendere questa tipologia di famiglia.

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  5. ALESSIA CANELLI

    Giunte in Congo nel novembre 2013, 24 coppie italiane avevano trascorso due mesi in Africa nella speranza che le autorità congolesi trovassero un'intesa con il governo italiano, guidato allora da Enrico Letta, per poter portare nel nostro Paese i loro bambini. Ma trascorsi due mesi, erano scaduti i visti e le 24 coppie erano dovute ripartite a malincuore, senza i bambini e senza certezze sull'esito di una vicenda molto dolorosa, per le famiglie e per i bambini stessi.
    A dar forza a queste famiglie sono intervenute le associazioni coinvolte nella adozioni e gli sforzi del ministro Cecile Kyenge, del governo Letta, in una trattativa che è poi proseguita, nell'azione del governo Renzi e del nuovo ministro Elena Maria Boschi. Fino alla sua positiva conclusione avvenuta qualche giorno fa.
    Nell’articolo di Mariolina Iossa la presidente della CAI (Commissione Adozioni Internazionali) ha affermato che ci sono ancora altre 130 famiglie in attesa dei figli dal Congo.
    Tempo fa il Congo aveva bloccato le adozioni internazionali per indagare su un traffico di bambini e sull’irregolarità dei documenti presentati da alcune famiglie statunitensi e canadesi che avrebbero dato origine ad adozioni monoparentali e che nascondevano coppie omosessuali.
    A parer mio come dice l’ex ministro Kyenge è necessario rivedere le procedure per le adozioni internazionali e semplificarle in quei paesi che rispettano i diritti dell’infanzia.
    Per la questione delle coppie omosessuali credo che anche queste “nuove famiglie” debbano avere la possibilità di adottare e crescere dei figli perché sono uomini/donne come noi e non devono essere discriminati ed emarginati.
    Questo tasto però è ancora molto dolente nella società in cui viviamo oggi.

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  6. MARTINA BRIENZA
    1) Pur non essendo una esperta del settore, sicuramente le leggi che riguardano l’ adozione internazionale di bimbi comportano spesso tempi lunghi, che si scontrano con la comprensibile “fretta” di “togliere” i bimbi da un orfanotrofio per il loro stesso bene, e inserirli in una famiglia che li accolga e all’ ansia di chi è in attesa di accogliere un “nuovo” figlio . Ritengo tuttavia che si debbano prima di tutto tutelare i bimbi e i loro diritti e garantire loro un ambiente sano, e che quindi ,la scelta delle famiglie adottanti idonee, debba essere eseguita con scrupolo e attenzione. L’ ex ministro Kyenge , oggi eurodeputato, spinge ad una revisione delle procedure verso una loro semplificazione che secondo me deve essere assolutamente intesa come una riduzione della burocrazia , non diminuzione dei controlli ed accertamenti sull’ idoneità degli adottanti.

    2) Il governo del Congo, con la sua azione di blocco momentaneo di ogni adozione verso i paesi stranieri, ha evidenziato come sia fondato il rischio che gli organismi internazionali preposti alle adozioni non siano così trasparenti come dovrebbero. Io sono profondamente convinta che solo una famiglia tradizionale con papà e mamma, possa garantire ai bimbi adottati una equilibrata crescita e pertanto non sono favorevole all’ adozione monoparentale. La tutela dei diritti dei bimbi deve, secondo me, sempre venire anteposta ai diritti rivendicati da persone che “desiderano” avere “figli”. Ritengo pertanto che in tal senso il governo del Congo, nel dubbio di qualche irregolarità, abbia fatto bene a voler riverificare i procedimenti di adozione in corso, seppure ciò sia stato sicuramente fonte di dolore e preoccupazione per le famiglie adottanti. La soluzione positiva degli accertamenti , che ha portato alla conclusione felice della vicenda, ha dimostrato fortunatamente che in Italia non sono state commesse irregolarità.

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  8. Le procedure di adozione in generale sono estremamente rigide, quelle internazionali sono anche costose e soggette alla burocrazia del paese in cui si intende adottare. La rigidità, soprattutto nei controlli psicologici, è secondo me una cosa giusta in quanto occorre assicurarsi che le famiglie che tentano la strada dell’adozione siano la migliori ma non perché sono ricche o colte ma perché sono veramente motivate ad accogliere un bambino.
    Purtroppo però dietro le regole rigide si nascondono burocrazie e inefficienze che penalizzano le famiglie e i bambini. Il caso del Congo è arrivato sui giornali perché le famiglie bloccate erano molte, ma purtroppo cose come questa succedono molto frequentemente. In quasi tutti gli stati stranieri accade sempre che manchi un foglio o una traduzione o un timbro o una firma e quindi i tempi si allungano le famiglie devono rientrare, i bambini vengono ‘abbandonati’ una seconda volta fino a quando quel tale ministro o quel tale segretario si decide e fa quello che avrebbe dovuto fare subito.
    Per quanto riguarda le adozioni omosessuali io sono d’accordo. Se la coppia ha fatto tutti gli incontri con gli psicologi ed è risultato che il loro rapporto è saldo e che l’adozione non è solo un capriccio per colmare un vuoto, per me possono adottare. Però io credo che l’Italia non sia ancora pronta per questo. Mentre in America e in Inghilterra ci sono tante coppie omosessuali dichiarate e la società si è ‘abituata’, in Italia ci sono ancora troppi omofobi. Quindi per concludere anche se secondo me le coppie omosessuali dovrebbero avere la possibilità di adottare forse in Italia è meglio aspettare ancora per evitare che quel bambino che ha già sofferto possa soffrire ancora perché viene deriso per la sua famiglia.

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  9. io non credo che le procedure di adozione siano troppo rigide, anzi credo che sia giuste! Non è necessario semplificarle, ma neanche cambiarle! se non ci fossero queste procedure si potrebbe creare il commercio dei bambini!
    Inoltre servono anche per assicurare che la famiglia, che vuole adottare un figlio, sia in grado di mantenerlo, educarlo e istruirlo.

    per quanto riguarda l'adozione omosessuale ritengo che sia giusto dar loro la possibilità di formare una vera famiglia. Dopotutto sono persone NORMALI con un orientamento sessuale differente! sono capaci di amare, educare e mantenere un figlio come una coppia etero.

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  10. MARTIN CHIARAZZO
    Hanno tirato un grosso sospiro di sollievo le famiglie adottive di 31 bambini congolesi che sono arrivati giovedì scorso all’aeroporto Ciampino di Roma. I fatti sono noti: famiglie italiane si erano già recate in Congo, avena completato tutto l’iter adottivo ed erano in attesa di ricevere il nulla osta da parte delle autorità congolesi in attesa di lasciare il paese con i bambini. Purtroppo con una decisione improvvisa il paese africano aveva prima rinviato poi addirittura bloccato le procedure. Il tutto era scaturito da verifiche sulla regolarità dei documenti presentati dalle famiglie, in realtà si trattava di famiglie non solo italiane ma anche canadesi, statunitensi, francesi ed altre. La perplessità sollevata dall’istituzione congolese era relativa all’approfondimento su adozioni monoparentali che potessero nascondere coppie omosessuali, pratica, questa, assolutamente vietata in Congo. Quasi tutte le famiglie erano state costrette a malincuore a lasciare i loro bambini e a fare in ritorno in Italia.
    Le procedure di adozione internazionale sono previste dalla Convenzione de L’Aja n. 33 del 29/05/93, l’Italia ha ratificato la convenzione nel 1998; da quello che mi risulta la Repubblica Democratica del Congo non ha ratificato la Convenzione. Al di fuori della Convenzione, si stabiliscono accordi tra singoli Stati. Ogni paese definisce i requisiti che devono possedere gli adottanti e gli adottati. E’ evidente che tali requisiti risentono anche del livello socio-culturale del paese che li richiede. Io credo che se un Paese richiede dei requisiti ha il dovere di verificare che tali principi siano rispettati.
    Il tema dell’adozione merita un approfondimento sia per quelle nazionali che per quelle internazionali, è indubbio che i tempi e le pratiche per l’iter adottivo sono lunghi e complessi. Lo stesso Matteo Renzi nel commentare il felice esito della vicenda dei bambini congolesi, si è impegnato a mettere nell’agenda governativa il tema dell’adozione per consentire tempi e prassi più agevoli.

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