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venerdì 5 febbraio 2016

DALLA CRISI ALLA RIPRESA: IL WORKERS BUY OUT

per la classe 3^ LES

La Stampa, giovedì 4 febbraio, Casale Alloa - Doglio pag. 1- 20, " La cartiera di Cuneo salvata dagli ex operai"

DA SAPERE
- caratteristiche delle cooperative e differenze con le normali società
- elementi basilari del fallimento

siti di approfondimento consigliati:
http://www.coopfond.it/it/Servizi/Workers_buyout#
http://www.fidindustria.eu/it/news/da-dipendenti-a-proprietari--il-workers-buyout-in-italia.aspx?idC=61708&idO=20640&LN=it-IT

L'OPINIONE:
Perchè la cooperativa di dipendenti dovrebbe riuscire laddove l'imprenditore ha fallito?

10 commenti:

  1. I motivi principali che emergono nell'articolo del perché la cartiera di cuneo,una volta diventata coperativa, una ha saputo risollevarsi dal precedente fallimento sono molteplici: prima di tutto i soci della cooperativa, essendo maggiormente coinvolti, si sentiranno più responsabili perché percepiranno la cartiera non più come semplice luogo di lavoro quanto come il simbolo dello sforzo su cui hanno investito i loro risparmi
    Inoltre un elemento determinante è l'assenza di gerarchia fra i soci: il fatto che tutti, eccetto il capo, siano sullo stesso piano implica una maggior libertà dai vincoli gerarchici che normalmente nell'impresa sono più marcati ed evidenti.
    Infine ciò che secondo me differenzia nettamente la cooperativa è, come dice l' art 45 della costituzione, il fine dell'attività: non più lo scopo di lucro, che in genere è l'elemento di motivazione maggiore, ma di coprire semplicemente i costi: ciò significa che i dipendenti saranno meno stressati nel dover per forza raggiungere un certo volume produttivo e quindi riusciranno a lavorare più serenamente.

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  2. La cartiera Pirinoli di Roccavione, un paese in provincia di Cuneo, ha iniziato una nuova vita: dichiarata fallita nel 2014, è stata comprata da una cooperativa formata da ex dipendenti. Ora gli affari cominciano a girare tanto che nel 2016 si pensa di raggiungere un fatturato di 32 milioni di euro.
    Gli elementi innovativi che emergono dalla lettura dell’articolo su La Stampa del 4 febbraio, mi sembra che si riferiscano a tre ambiti diversi.
    Il primo riguarda i finanziamenti serviti per rimettere in piedi l’azienda. In primo luogo 70 ex operai hanno investito i risparmi di una vita per pagare la quota di 1,8 milioni a base d’asta indicata dal tribunale fallimentare. In secondo luogo la nuova cooperativa ha trovato credito presso le banche, presso le associazioni di settore (come Legacoop Piemonte) e anche finanziamenti specifici dalla regione Piemonte, come ho potuto leggere su un comunicato della Giunta Regionale del 16 aprile 2015. Inoltre i lavoratori hanno potuto sfruttare le leggi regionali peculiari del settore cooperativo attraverso le quali è stato garantito il finanziamento agevolato per l’acquisto di impianti, macchinari ed attrezzature.
    Il secondo ambito potrei definirlo psicologico. Nell’articolo si parla di un “sogno che ora è realtà”, il credere tutti insieme che il progetto potesse riuscire, il fatto di essere “molto motivati”; inoltre vi è un impegno maggiore nel lavoro quotidiano tanto che ci si ferma anche di notte a controllare i macchinari oppure si spegne la luce quando si esce dall’ufficio perché “l’energia la paghiamo tutti”. Emerge una maggiore responsabilità nei confronti dell’azienda e dei risultati che devono essere ottenuti perché la cooperativa dà lavoro a molte famiglie della valle. Questa prospettiva mi sembra sia assimilabile al progetto di Olivetti della fabbrica come centro di una Comunità.
    Il terzo ambito riguarda il know-how cioè “il possesso di specifiche cognizioni che consentono di svolgere in modo eccezionalmente proficuo i propri compiti in un’attività o impresa anche non industriale” (da www.treccani.it/vocabolario/know-how/). Il fatto che l’ex direttore dell’azienda sia rimasto anche come direttore della cooperativa e che molti operati anche veterani dell’azienda portino il loro fondamentale contributo è determinante affinché i risultati siano positivi.
    Questi tre elementi messi insieme hanno permesso alla cooperativa di riuscire nel proprio intento. Da quello che posso capire l’elemento psicologico mi sembra il motore del successo del progetto.

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  3. Con la nuova riapertura come cooperativa, la cartiera Piniroli ha assunto una nuova politica e sopratutto ha intrapreso una nuova strada. Il passaggio da impresa individuale a cooperativa ha portato molte più responsabilità ma anche una nuova motivazione: i 70 lavoratori che hanno acquistato la cartiera all'asta si sentono parte di un'attività propria e sono molto più incentivati che in passato a eseguire al meglio il proprio lavoro.
    Personalmente la cooperativa sta agendo nel miglior dei modi, uno dei primi obiettivi è azzerare gli sprechi, proprio come le grandi imprese, tutto ciò si riconduce alla voglia di far fruttare il denaro investito e rilanciare la nuova cooperativa.
    Il fattore determinate, che ha permesso un cospicuo profitto nel 2015, è l'aver avviato una cooperativa, che permette ai 70 lavoratori di lavorare per un qualcosa che li accomuna tutti.

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  4. Buonasera,dopo aver letto l'articolo di Michela Casale Alloa e Francesco Doglio , riguardo la cartiera di Cuneo salvata dagli ex operai, mi sento di dire che la cooperativa dei dipendenti dovrebbe riuscire laddove l'imprenditore ha fallito perché come ci insegna il detto:"sbagliando si impara". I lavoratori dipendenti reduci dal fallimento hanno messo insieme le loro forze e hanno rilevato la cartiera (all'asta), consapevoli di ottenere il 20% in meno dei loro guadagni. Questo fatto a parere mio è indicativo perché ci fa capire come in Italia,anche se spesso si dice il contrario,vi sia un grande senso di appartenenza al lavoro,soprattutto per quanto riguarda le fabbriche artiginali. Dall'articolo emerge che i primi mesi sono stati difficili,ma che il risultato è stato davvero sorprendente,la fabbrica infatti ha chiuso il 2015 con 6 milioni di euro di fatturato. Dalla lettura emerge anche che i dipendenti si sentano molto più appartenenti al luogo di lavoro,e di come abbiano un occhio di riguardo in più verso i macchinari. Nevi Maria Cristina.

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  5. La cartiera cunese fallita nel 2012 è stata acquistata all'asta nel 2015 da 70 dipendenti che hanno formato una cooperativa per rilevarla investendo tutti i loro risparmi e accettando di guadagnare il 20% in meno. Sono riusciti a risollevare le sorti dell'azienda, anche se i primi mesi non sono stati facili, grazie al fatto che i componenti della cooperativa sono più responsabili di se stessi e più motivati. Se qualcosa non va ci si ferma ad aiutare anche oltre l'orario del turno. Sì è più attenti ai consumi e alle spese. Le banche e altri finanziatori vedono l'impegno e i primi profitti hanno creduto nella cooperativa che si è rimessa in corsa anche con multinazionali straniere.

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  6. In base a quanto è stato riportato nell'articolo di Michela Casale Alloa e Francesco Doglio, possiamo affermare che una cooperativa può raggiungere obiettivi che un'impresa non è riuscita a realizzare. Come viene sottolineato, sono stati gli ex dipendenti ad assumere il controllo dell'impresa ormai fallita, trasformandola però in una cooperativa. Adesso questa attività è in pieno svolgimento, tanto da essere competitiva anche in ambito internazionale. Con tale trasformazione, quelli che prima erano semplici dipendenti, ora sono responsabili a pieno titolo della cartiera. L'eliminazione di una rigida gerarchia sul posto di lavoro, penso sia stata una spinta morale e psicologica per tutti coloro che prima non sentivano come propria l'ex impresa. Ora, nonostante non sia il lucro l'obiettivo principale, i guadagni sono stati fedeli alle aspettative. Gli stessi lavoratori, adesso lavorano con maggiore spirito e forza di volontà. Ciascuno ha acquistato la cooperativa con propri risparmi e mensilmente continua a pagare le bollette. Quindi questo è il motivo per cui una cooperativa di dipendenti può riuscire laddove l'imprenditore ha fallito

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  7. Buonasera, io penso che la cooperativa di dipendenti riesca laddove l'imprenditore ha fallito perchè dopo il fallimento i 70 dipendenti che hanno acquistato con i propri risparmi di una vita la cartiera siano più motivati e si sentono più responsabili. Vi è un ambiente più collaborativo e anche piacevole come emerge dall'articolo:se c'è bisogno d'aiuto e il proprio turno è finito si rimane lo stesso, se si esce dagli uffici si spengono le luci.Inoltre penso che non avendo scopi di lucro ma dovendo solamente coprire i costi si lavori più serenamente ma senza mai mollarie siccome in un eventuale perdita ci rimetterebbero tutti.

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  8. Gli operai diventano imprenditori nella cartiera in provincia di cuneo destinata a chiudere.
    Alla base la scelta di non perdere il posto di lavoro e credere nelle proprie capacità. Investimento di tanto denaro guadagnato in una vita ed il lavoro stesso che viene rivisto con gli occhi di un socio e non più di un dipendente. Ora stanno attenti a spegnere la luce prima di uscire, se qualcosa non va non si esce all’orario stabilito ma si va avanti sino a che il problema non è risolto. Una scelta non facile ma che ha ripagato tutti i 70 operai che hanno acquistato le quote della cooperativa che è guidata dal loro direttore che è rimasto con loro.
    Maggiore responsabilità del denaro e del lavoro questo è il segreto per far crescere un’impresa esana che ha dimostrato di dare i suoi frutti.

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  9. La storia della cartiera Pirinoli di Roccavione, in valle Vermenagna, nel Cuneese, è un po' insolita: aperta nel 1872 e costretta a chiudere a causa della crisi odierna, è stata acquistata nel 2014 da più della metà degli ex-dipendenti. Alla fine del 2015 si è potuto vedere come questa cartiera si sia ripresa del tutto, raggiungendo un fatturato di 6 milioni di euro.
    Importante in questa iniziativa, che ha avuto quindi un esito più che positivo, è stata l'unione degli operai ad affrontare insieme una sfida che li riunisce tutti. Un obiettivo comune in un percorso comune.
    Inoltre un'attenzione importante va sicuramente agli sprechi e alle spese: si cerca di consumare di meno e di essere più efficienti. In tutto questo gli operai tendono ad essere più responsabili, a fermarsi “anche di notte per controllare che i macchinari funzionino”. In tutto questo si ha quindi la consapevolezza di come questi elementi, a cui a volte non si pone particolare attenzione, possano essere così importanti per la riuscita dell'impresa.

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  10. La storia della cartiera Pirinoli di Roccavione, in valle Vermenagna, nel Cuneese, è un po' insolita: aperta nel 1872 e costretta a chiudere a causa della crisi odierna, è stata acquistata nel 2014 da più della metà degli ex-dipendenti. Alla fine del 2015 si è potuto vedere come questa cartiera si sia ripresa del tutto, raggiungendo un fatturato di 6 milioni di euro.
    Importante in questa iniziativa, che ha avuto quindi un esito più che positivo, è stata l'unione degli operai ad affrontare insieme una sfida che li riunisce tutti. Un obiettivo comune in un percorso comune.
    Inoltre un'attenzione importante va sicuramente agli sprechi e alle spese: si cerca di consumare di meno e di essere più efficienti. In tutto questo gli operai tendono ad essere più responsabili, a fermarsi “anche di notte per controllare che i macchinari funzionino”. In tutto questo si ha quindi la consapevolezza di come questi elementi, a cui a volte non si pone particolare attenzione, possano essere così importanti per la riuscita dell'impresa.

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