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martedì 15 dicembre 2015

LA STRAGE DEI BIMBI IN FUGA

per la classe 2^ linguistico

Leggi:
- G.A. Stella, L'nsopportabile strage di bambini, "Il Corriere della Sera", 10 dicembre 2015, pp. 1; 6;
- A. La Mattina, Strage di bambini fra i profughi. Da inizio anno i morti sono 700, "La Stampa", 10 dicembre 2015, p. 5.


700 bimbi morti, 3200 vittime totali nel 2015... Quali riflessioni (non retoriche) ti suggeriscono questi dati?

5 commenti:

  1. Io, quando ho letto questi dati, sono rimasto sconvolto; io non ho parole per descrivere quello che provo: non è possibile che nel 2015 ci sia gente che organizza viaggi nel mediterraneo con barche (se così si possono chiamare) che affondano al primo soffio del vento. E c'e' anche gente che paga questi viaggi. 3200 vittime nel 2015 di cui 700 bambini; non si può dire che è stato un anno tranquillo: tra gli attentati a Parigi e gli immigrati, che se sopravvivono non hanno neanche un tetto. Spero solo che nel 2016 le cose migliorino, perchè voglio chiudere quest'anno con un po' di speranza; l'umanità ha fatto passi avanti, cerchiamo di non tornare indietro, altrimenti il mondo cadrà a pezzi. Lancio questo messaggio senza sapere se qualcuno lo accoglierà; e infine prego per gli immigrati sopravvissuti perché possano avere una casa come anche i loro figli un giorno, il presente è il loro futuro.

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  2. Leggendo questi inquietanti numeri, mi sono fatto delle domande e delle riflessioni. Perché così tanti profughi, pur sapendo dei molti barconi naufragati in passato, continuano a cercare di raggiungere l'Europa mettendo a rischio la loro vita e quella dei loro figli? Questa è una domanda difficile a cui rispondere perché per noi sono cose impossibili da comprendere; noi non abbiamo la più pallida idea di cosa voglia dire vivere in un paese in guerra. Il fatto di non riuscire a comprendere bene le loro ragioni non giustifica però la nostra indifferenza. Sono serviti 700 bambini morti in un anno e la terrificante foto del piccolo Aylan Kurdi, steso con la faccia rivolta sulla sabbia della spiaggia di Bodrum, per toccarci e sensibilizzarci al problema. Secondo me l'Unione Europea dovrebbe attivarsi per aiutare queste famiglie in fuga da paesi devastati dalla guerra, affrontando la questione "dall'inizio". Tutti questi sbarchi, questi "viaggi della salvezza", sono organizzati (se così si può dire) da associazioni criminali che prendono tutti i soldi di questi poveretti e li lasciano alla deriva su un barcone ai confini territoriali, per non essere arrestati. Se si vuole risolvere il problema si deve agire da lì, organizzando per primi questi viaggi, controllando bene tutte le persone a bordo e registrando tutti i nomi, in modo che siano più sicuri loro ma anche noi.
    Questo non è comunque un argomento semplice, ma ci sono persone competenti che per lavoro dovrebbero occuparsene, molto più di quanto non è stato fatto finora.

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  3. È una strage silenziosa quella che sta succedendo nel Mar Mediterraneo mentre ci si prepara a festeggiare il Natale. In questo periodo dell’anno ci sentiamo tutti più buoni, più generosi, eppure ci dimentichiamo spesso di ciò che accade in Siria. Ci dimentichiamo di quelle migliaia di profughi che dall’inizio dell’anno stanno scappando da quel Paese, ormai terra di violenze e guerra. Le cifre sono spaventose: 3200 morti nel solo 2015, di cui 700 bambini. È straziante la foto del piccolo Aylan Kurdi, trovato morto annegato con il viso sprofondato nella sabbia della spiaggia di Bodrum. Gian Antonio Stella paragona l’immagine del bambino a quella della morte del protagonista di una delle fiabe più amate dai bambini: Pinocchio. L’unica differenza è che Pinocchio rimane in vita grazie alla Fata Turchina, mentre Aylan no. Eppure come Aylan, altri 700 bambini solo quest’anno hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un Paese sicuro, dove possano vivere la loro vita, senza paura di scoppi di bombe o di attacchi terroristici. Sembra incredibile che, nel 2015, alcuni bambini non possano fare altro che sognare di vivere in pace spensierati. È scandaloso se ci si ferma a riflettere sugli ultimi eventi, le persone responsabili della guerra in Siria non provano alcun senso di colpa per le migliaia di persone che muoiono ogni anno nel tentativo di fuggire dalla loro terra. Come potrebbero continuare a vivere in Siria, dove ormai la situazione è fuori controllo, e metterebbero solamente a rischio la vita della loro famiglia? Preferiscono scappare e cercare di trovare conforto in un altro Paese. Solo una parte di loro, però, è così fortunata da riuscirci. Molti muoiono, ad esempio, annegando in mare. Non è possibile che non si possa vivere in serenità nel proprio Paese, soprattutto se questo avviene a causa di persone che, pur di sostenere le loro idee, ricorrono a mezzi violenti e crudeli. Nonostante l’Isis e Al-Nusra giustifichino le loro azioni come la conseguenza della volontà divina, dovrebbero fermarsi a pensare a come la morte di quei bambini sia, invece, l’oltraggio più grande verso Dio.

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  4. Ormai il mediterraneo si è trasformato in una fossa comune. Tanti sono i Morti senza una storia, scomparsi nel nostro mare e spesso cancellati dalle nostre coscienze. Sono uomini, donne e bambini che vengono inghiottiti e diventano fantasmi. Ormai è routine di tutti i giorni e la STRAGE non fa più scalpore.
    Se ne parla solo perché i morti sono centinaia: cifra smisurata, disumana. Continuiamo a non sapere nulla di loro, ma siamo obbligati a fare i conti con la tragedia; perché sempre e solo di numeri si parla. Fossero mancati due zeri al numero delle vittime, non avrebbe fatto tanto scalpore. L’ obiettivo dovrebbe essere quello di salvare delle vite e di prendersene cura, invece, i politici non fanno che accusarsi a vicenda e chi vorrebbe concretamente occuparsi dell’orrore viene accusato di buonismo. Intanto l’ecatombe va avanti.
    Sono sconcertato e disgustato da chi potrebbe fare…e non fa niente; come si può rimanere impassibili di fronte a tale tragedia ( al piccolo Aylan Kurdi, trovato morto annegato su una spiaggia) e come possono i governi permettere lo “SPRECO” di tante vite? Forse perché, per tanti politici, vorrebbe dire perdere il consenso di tanti elettori e ,forse, perché dietro a tutto questo si nascondono interessi economici! Non siamo degni di essere chiamati paesi civili se permettiamo questo e non possiamo continuare a nasconderci dietro al pericolo di una minaccia terroristica per zittire le nostre coscienze. Tantomeno possiamo appellarci ad una mancanza di fondi per gli aiuti quando ,ogni giorno, troviamo le risorse per i bombardamenti! Basta con questa strage silenziosa!

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  5. È una strage infinita quella che sta succedendo nel mar Mediterraneo.
    Ritornano le immagini di nuovi e vecchi episodi di stragi di bambini morti annegati, inghiottiti e poi rigettati dal mare sulle spiagge mentre i genitori cercavano di portarli in salvo, lontano dal male che vince nei loro paesi di provenienza.
    Si chiudono le frontiere, ma il bilancio delle stragi continua ad aumentare sotto gli occhi di tutti. Inoltre negli ultimi sei mesi nello Yemen, 500 bambini sono morti nei combattimenti per strada e 700 ne sono rimasti feriti; in Pakistan ci sono state 104 vittime tra cui 84 scolaretti e, solo nel 2013, 145 mila bambini sono morti per non essere stati vaccinati.
    La storia di Aylan Kurdi, il bambino ritrovato morto annegato sulla spiaggia di Bodrum (Turchia), ha lasciato tutto il mondo, compresi tanti politici, senza parole...poi tutto è tornato come prima nell'indifferenza totale dell'umanità.
    Siria, Pakistan, Yemen, cosa cambia? Si darebbe più importanza a questi episodi se i nomi dei paesi protagonisti fossero quelli di nazioni più sviluppate? Perché non andiamo in questi paesi a capire come risolvere queste situazioni e ad aiutare le persone a combattere, affinché le guerre finiscano? Forse economicamente il mercato delle armi e di altri prodotti più redditizi rendono di più dell'umanità e della democrazia.
    Come papa Francesco ha pregato per le giovani vittime senza pensare a quale religione appartenessero, anche i paesi più sviluppati potrebbero aiutare quelli in difficoltà senza farsi domande.

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