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giovedì 12 gennaio 2017

FAMIGLIA E SCUOLA SENZA AUTORITA'

per la classe 4^ les

Il Corriere della Sera, giovedì 12 gennaio, pag. 18 , art. di Paolo di Stefano

L'OPINIONE

Ancora una volta un delitto in famiglia. Prendiamo spunto da questa triste vicenda per riflettere su un argomento più ampio: Vittorino Andreoli sostiene che la famiglia e la scuola abbiano perso autorità, che la famiglia non insegni più come affrontare i divieti. La sociologa Chiara Saraceno sostiene che molti ragazzi non sappiano gestire le situazioni di conflitto che si creano in famiglia. Siete d'accordo? Quali fattori sociali potrebbero contribuire, in alcune famiglie,a questa perdita di autorità e di capacità relazionale?

15 commenti:

  1. Il caso di Ferrara è l'ennesimo omicidio a opera di un figlio nei confronti dei genitori.
    Prima dell'omicidio dell'89 casi simili non erano stati riscontrati, dopo però sono stati parecchi gli omicidi dei figli nei confronti dei genitori come quest'ultimo.
    A mio parere la tv, i mass media e i giornali scrivono e parlano per lungo tempo quando avvengono questi omicidi, intervistando psicologi, psicanalisti, socialogi ecc
    In questo modo ogni caso fa sempre più scalpore e magari suscita in qualche mente un po' traviata il desiderio di fare lo stesso, di concretizzare quell'idea che magari prima si limitava a balenare in testa, ma adesso è certo che può essere messa in atto da chiunque in qualsiasi momento.
    Non a caso gli omicidi riportati nel giornale sono molto ravvicinati (1989-1991-2001-2017) e sono solo quelli più famosi.
    Quindi a mio avviso più che riflettere sulla perdita dell'autorità genitoriale e sui conflitti familiari (argomenti che per altro secondo me non portano ad un omicidio, perché per quanto ci sia perdita di autorità e costanti litigi non si arriva mai ad un atto così estremo se la mente non è già un po malata di suo) è più importante riflettere sulla parte che in tutto ciò hanno i giornali e chi specula sull argomento a tal punto da suscitare in una mente già in partenza un po deviata il desiderio di uccidere i genitori.

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  2. Scuola e famiglia, due grandi sistemi, entrambi influenti sull’educazione perche: L’azione educativa dei genitori non si limita solo a trasmettere corrette informazioni e norme di cultura ma si basa anche sugli affetti profondi che vengono trasmessi fin da quando il bambino è piccolo e che costituiscono la base sicura entro cui si creano relazioni sane.La famiglia ha il compito di ricarica affettiva, ha la dimensione della sicurezza, è la base sicura da cui muovere per esplorare il mondo. Deve permettere al bambino di costruire nel proprio interno quegli oggetti affettivi buoni per cui può sperimentare senza paura. La dimensione affettiva della famiglia è la dimensione che permette al bambino di sperimentare prima la dipendenza affettiva ma, attraverso questa dipendenza, la conquista dell’autonomia. I genitori non possono sostituirsi ai figli nelle situazioni di disagio e di conflitto, devono richiamare il loro impegno e la loro responsabilità, non abbandonandoli a se stessi ma con la profonda convinzione che avranno sempre in loro un grande supporto. Aiutarli a gestire il conflitto per elaborarlo e superarlo, vuol dire fare del conflitto un elemento di crescita, di arricchimento, di forza. Il conflitto è elemento fondamentale della relazione, perché ci permette di capire e di andare avanti e quindi di arricchirsi sempre. Invece,il compito della scuola non è solo quello di istruire, ma anche quello di formare ed educare. la scuola deve fornire gli strumenti fondamentali per accrescere, approfondire e modificare le conoscenze degli studenti. Quindi al mio parere , quando l’una oppure l’altra non realizza bene il suo dovere, allora abbiano perso autorità, perché sia nella famiglia sia nella scuola, ogn’una porta un ruolo importante e si richiamano. Poi i raggazzi sappiano gestire le situazioni di conflitto che si creano in famiglia se la sua edicazione sarebbe piena.

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  3. Gli omicidi dei propri parenti sono sempre stati, purtroppo, una piaga sociale sempre esistente, malgrado molti casi non siano stati divulgati a sufficienza da far sì che la gente possa ricordarsene. L'idea di compiere un gesto estremo e brutale, come privare della vita le persone che ti hanno messo al mondo, cresciuto e mantenuto, può essere presente solo nella mente di una persona con accentuati problemi psicologici; l'apatia dovuta al consumo di droghe, ad esempio, può essere una causa da non sottovalutare.
    I mass media e i videogiochi ritraggono spesso e volentieri episodi nei quali la morte viene effettivamente minimizzata: talvolta possono essere fonte d'ispirazione per aspiranti menti criminali. Quindi che fare? Non produrre più film di quel genere? Difficilmente sarebbe d'aiuto. Il problema non può essere risolto tanto facilmente. A mio parere, l'unico metodo per arginare questo fenomeno (soprattutto negli adolescenti) sarebbe quello di continuare un progetto di sensibilizzazione riguardante la privazione della vita umana.
    Le famiglie, per loro stesso interesse, dovranno contribuire a tutto ciò. Il genitore deve essere sì autoritario, ma deve assolutamente fare in modo di non instaurare un rapporto di conflitto con il proprio figlio, il quale non dovrà nemmeno pensare di pronunciare le parole "io odio mia madre", come in quest'ultimo caso accaduto in questi giorni.

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  4. A mio avviso, l'omicidio avvenuto circa una settimana fa rappresenta un caso estremo ed isolato in quadro molto ampio e complesso.
    Le ultime generazioni risultano meno soggette all'autorità dei propri genitori, tollerando il più delle volte i comportamenti discutibili dei propri figli; questa mancanza di autorità ha origine da una nuova mentalità: basata su un'educazione più flessibile e priva di divieti. Inoltre non sempre gli adulti riescono a gestire situazioni di conflitto in maniera pacifica e moderata con i propri figli, aumentando così il distacco con questi ultimi.
    Sicuramente un buon dialogo famigliare aiuta a sanare le situazioni di conflitto ma non a eliminarle, esse vanno affrontate con razionalità ma anche immedesimandosi nei panni del ragazzo per capire più a fondo i problemi.

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  5. Buonasera, dopo aver letto l'articolo di Paolo di Stefano mi sento di dire che sì al giorno d'oggi purtroppo la famiglia e la scuola hanno perso l'autorità,ne è infatti un esempio l'episodio successo a Ferrara una settimana fa. La famiglia al giorno d'oggi è diventata piu flessibile sulle punizioni da impartire ai figli, oppure semplicemente per "paura", già dall'infanzia, non impartisce alcuni divieti che possono(secondo la famiglia) mettere contro il figlio. Purtroppo però essere troppo flessibili e concessivi non giova ai figli, in quanto quando questi ultimi diventano grandi non hanno quella capacità di auto controllo delle situazioni che avrebbero dovuto già assimilare negli anni precedenti. Spesso le problematiche comportamentali dei giovani sfociano in tutti gli ambienti in cui questi ultimi si trovano, anche a scuola, dove dovrebbe esserci il rispetto per gli insegnanti e gli ambienti della scuola (aule etc...). Mi trovo d'accordo con la riflessione mossa dallo psichiatra Vittorino Andreoli,in quanto ritengo che le nuove generazioni abbiano sviluppato sin dall'infanzia, più aggressività grazie ai videogiochi, che rendono la realtà molto superficiale e soprattutto irreale (in alcuni videogiochi le persone girano per strada libere di rubare auto ed uccidere a pugni e calci i cittadini ). Certo, la violenza e l'aggressività presente nelle nuove generazioni non è da attribuire solamente ai videogiochi perché è un ambito circoscritto, ma sicuramente questi ultimi hanno avuto un ruolo fondamentale per svilupparla. Mi colpisce molto il fatto che i giovani arrivino ad uccidere i propri famigliari, con i quali crescono e condividono ogni esperienza quotidiana. Ogni famiglia attraversa periodi difficili, ma non è ammissibile arrivare ad uccidere i propri genitori, mi sembra una cosa contro natura e crudele.

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  6. Qualche giorno fa a Ferrara si è verificato un duplice omicidio: un ragazzo, probabilmente arrabbiato per il fatto che i genitori lo rimproverassero per i suoi cattivi voti a scuola, chiede ad un suo amico di uccidere il padre e la madre per soldi. Non ci è stato chiesto di riflettere sul delitto, ma sottolineo che in primo luogo non bisogna uccidere e che in particolare non si devono uccidere i propri genitori: questi due giovani sono in assoluto “disequilibrio” rispetto al senso della vita.
    Detto questo, ci è stato chiesto di riflettere sugli aspetti psicologici e sociali dell’educazione in famiglia e a scuola. Sono d’accordo con quanto sostiene lo psichiatra Vittorino Andreoli quando afferma che la famiglia media italiana pone divieti ma senza insegnare come affrontarli, per paura e per iperprotezione. Molti genitori non sanno come relazionarsi in modo corretto con i propri figli pensando di essere più loro amici che non figure forti di riferimento; le regole saltano e gli adolescenti si sentono sempre più soli ad affrontare situazioni anche difficili. C’è una perdita complessiva nella capacità di relazione: non si parla più in famiglia, ma neanche tra amici, non ci sono più dialoghi profondi tra pari o con gli educatori/genitori. Si evidenzia la perdita di autorità generalizzata che è tipica di tutta la società; ciò avviene sia in famiglia che nella scuola. Dice ancora Andreoli che famiglia e scuola non suggeriscono più l’idea di autorità, di rispetto, di educazione, di coesione, ma la scuola diventa spesso fonte di conflitto familiare. Sono nuovamente d’accordo, ma sottolineo che io al posto del termine autorità preferirei la parola autorevolezza.
    Da quello che si capisce dalla vicenda, il rapporto con la scuola per Manuel e Riccardo era inesistente. Purtroppo la scuola ha perso significato per molti ragazzi, per alcuni genitori sembra più importante il risultato scolastico piuttosto che la costruzione della personalità del proprio figlio. La scuola potrebbe invece essere il luogo privilegiato per imparare non solo le discipline, ma “la disciplina”, ossia la capacità di gestire se stessi in confronto agli altri. In fondo si tratta di imparare a gestire i conflitti che possono nascere in qualunque situazione.
    Concludo facendo una considerazione sulla morte che è diventata “banale”. A mio parere i due ragazzi non si rendevano conto di ciò che stavano facendo pensando di essere in una realtà virtuale come nei videogiochi in cui si può ammazzare e poi ritornare indietro. Si sta perdendo il senso della corporeità e della consapevolezza che la morte è definitiva.

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  7. Buonasera,
    Credo che questa polemica nasca da un punto di vista da parte del giornalista molto marcato e palesemente difensore di quelle che vengono definite " vecchie maniere".
    Non sono d'accordo con il fatto che il maggior numero di delitti derivi da una perdita d'autorità da parte di scuola e genitori, bensì sono convinto che sempre più spesso vi siano nuove tendenze amplificate in ogni modo dai mass media che posso "inserire" all'interno di persone non mentalmente o fisiologicamente stabili un'idea di compiere certe atrocità.
    Credo che parte della colpa di ciò debba essere data ad internet, risorsa di fondamentale importanza ma dove si può trovare qualsiasi cosa se usata in modo non idoneo.

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  8. L'omicidio dei due coniugi Salvatore e Nunzia, avvenuto in questi giorni nel ferrarese, da parte del figlio Riccardo e del suo migliore amico Manuel ha suscitato molto scalpore. Apparentemente i due sembravano bravi ragazzi, anche se avevano problemi a sopportare le regole. Riccardo, il figlio della coppia, amava la bella vita, i vestiti firmati e invece di studiare sognava corse con moto. La madre e il padre erano la voce dei rimproveri, dei divieti, del no alla vita facile senza lavoro e studio. Manuel si è fatto lusingare dai soldi ed è diventato l'esecutore materiale dell'assassinio. Penso che atti così violenti e contro natura avvengano a causa dello scarso dialogo che ormai esiste in molte famiglie tra genitori e figli. Spesso i genitori per dare un futuro migliore ai propri figli sono troppo presi dal lavoro e prestano poca attenzione ai problemi dei figli. È giusto che i ragazzi paghino per quello che hanno fatto ma ancora più importante sarebbe che capissero i veri valori della vita e si rendessero conto di cosa hanno commesso.

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  9. Buona sera
    condivido il fatto che con il passare degli anni la scuola e la famiglia abbiamo perso quel potere di autorità che avevano un tempo e che era fondamentale per l'educazione del ragazzo. Soprattutto la scuola ha perso questa autorità, sia per esperienza personale che per sentito dire vi sono alcuni insegnati che non pensano affatto all'educazione dei propri ragazzi ma bensì ad avere il loro stipendio.
    Ma per quanto riguarda questi ragazzi che hanno compiuto queste azioni così gravi ed estreme penso che ci sia qualcosa di molto più profondo. Per arrivare a togliere la vita ai propri genitori colpendoli 6/7 volte con un ascia in testa bisogna avere una forza, un coraggio e una motivazione (non affatto giustificabile) senz'altro create da un grande malessere, che può avere cause diverse.
    C'è da dire che nella maggior parte di questi casi i ragazzi fanno uso di droge, e una delle cause grazie alla quale arrivano a compiere atti così inconcepibili è propio l'assunzione di queste droghe (ciò fa riflettere su quanto le droghe distruggono il nostro corpo e il nostro cervello). Inoltre è anche grazie ai mass media che insistono a far vedere e a parlare di questi casi, che i ragazzi trovano spunto e poi elaborano questi atti estremi!

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  10. La famiglia è cambiata nel corso degli anni e sicuramente cercando più dialogo si può perdere l’autorità. Non sempre però l’autorità è un utile strumento per la crescita dei giovani.
    Sono convinto che i delitti che maturano in famiglia sono dettati dalla assoluta mancanza di dialogo e da una autorità troppo forte che detta legge senza ragione.
    La mancanza di presenza dei genitori nella vita dei ragazzi a volte porta l’isolamento che, accompagnato da amicizie poco sincere, provoca la ricerca da parte degli stessi di metodi di sfogo alternativi attraverso i quali credono di sentirsi invincibili.
    L’uso della droga è sicuramente il fattore che spinge le persone ad evadere da una realtà che non piace e che non si riesce ad affrontare. Da qui nascono gli omicidi all’interno di famiglie che famiglie non sono.
    Non sono d’accordo con ciò che scrive la sociologa. I ragazzi non sanno gestire i conflitti perché nessuno ha insegnato loro come affrontarli, quindi di nuovo mancanza di famiglia nel vero senso della parola.

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  11. È sconcertante leggere le cronache relative a delitti consumati tra le mura domestiche e non si riesce a dare una motivazione concepibile. Secondo me le ragioni che spingono a tali gesti sono da ricercare nel contesto sociale di appartenenza il quale può influenzare notevolmente la psiche di un ragazzo in piena adolescenza, nell’istituzione scolastica e nell’educazione impartita dalla famiglia.
    Credo che il mestiere del genitore sia il più difficile che esista in quanto non è sempre facile adottare la giusta misura nel suggerire una giusta condotta. L’eccessiva autorità può far nascere quel senso di ribellione autodistruttivo per i giovani e distruttivo nel caso preso in esame, le troppe concessioni, d’altro canto, non permettono ai figli di imparare ad accettare le difficoltà che nella vita si incontrano inevitabilmente.
    Non bisogna però cadere nell’errore di generalizzare un argomento così complesso e delicato che necessita di molteplici chiavi di lettura. Ogni caso è a sé e lamia sensibilità in questo caso supera il mio giudizio, perché ogni commento mi risulta non del tutto appropriato dato il mio sguardo esterno sulla vicenda.

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  12. I recenti avvenimenti di Ferrara hanno sconvolto l'opinione pubblica e posto l'attenzione sulla condizione dei giovani di oggi. Infatti, un episodio di tale violenza, causato da motivi futili, non può che far riflettere riguardo la crisi valoriale che stra attraversando la nostra società e che sta colpendo in particolare i più giovani. Alcuni esperti, tra cui il  noto psichiatra Andreoli, sostengono che questi fenomeni di devianza, spesso estrema, siano legati ad una perdita di autorità da parte della scuola e della famiglia, oltre che ad una incapacità dei ragazzi di gestire i conflitti all'interno delle relazioni. In particolare la forte svalutazione della famiglia, considerata dal punto di vista educativo, può essere legata al fatto che la figura del genitore, nel corso del tempo, ha perso gran parte della sua autorità e, pertanto, il suo ruolo formativo è diventato più complesso. Infatti, salvo rare eccezioni, il genitore non si impone più in maniera obbligatoria come in passato, bensì deve riuscire a proporsi al proprio figlio in maniera che egli lo scelga come punto di riferimento. A questa difficoltà bisogna anche sommare l'influenza che internet ed il mondo virtuale in tutto il suo insieme sta esercitando sui giovani portandoli verso nuovi valori, spesso in disaccordo con i principi etici tradizionali. Questo fenomeno è anche arrivato, basandosi su fatti accaduti, a mettere in dubbio il valore della vita dei propri cari ed i propri legami familiari; per questo motivo penso che sia necessario che la scuola, in quanto ente educativo esterno alla famiglia, tenti di riproporre in maniera convincente alcuni principi fondamentali che si stanno perdendo in questo periodo, così da prevenire il più possibile il verificarsi di eventi drammatici come quelli recenti.

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  13. Ancora una volta, si ritorna ad assistere a episodi di omicidio da parte dei figli verso i genitori. Non è la prima volta infatti che un ragazzo abbia deciso di mettere fine alla vita dei propri familiari: si ricorda ad esempio la strage di Novi Ligure nel 2001, in cui venne uccisa la madre e il fratello di un'adolescente.
    Quando avvengono questi fatti se ne parla molto: tra le varie possibili dinamiche dell'omicidio ci si interroga anche sull'aspetto educativo che la scuola e la famiglia hanno sul ragazzo. Varie sono le cause di avvenimenti simili: innanzitutto, la perdita di autorità da parte di queste due importanti istituzioni che dovrebbero seguire e accompagnare l'individuo sin dalla nascita. La famiglia, che dovrebbe essere la parte più importante e il punto di riferimento di ogni giovane, perde autorità non solo in casi "estremi" (ad esempio con la separazione dei genitori), ma anche nella situazione in cui al figlio non si dedica abbastanza tempo con la conseguenza che non vengano captati da parte dei genitori segnali dei problemi adolescenziali. La scuola potrebbe essere in un certo senso un aiuto per il ragazzo che si sente abbandonato ma spesso ciò non accade: la scuola viene vista come un obbligo e culla dei maggiori conflitti che vengono a crearsi all'interno della famiglia.
    In questo caso, l'omicidio è dovuto in particolare all'uso di stupefacenti che deviano totalmente la mente umana: è impensabile infatti una persona che non assume droghe, possa arrivare a compiere tali atrocità. Inoltre, oggigiorno, alcuni ragazzi vogliono, anzi, pretendono tutto ciò che a loro piace; fino a quando riescono a ottenerlo conducono una vita "pacifica", ma quando poi viene a loro negato qualcosa, non essendo abituati, reagiscono in modi troppo estremi.
    Un altro problema tipico del rapporto genitori-adolescenti è la mancanza di dialogo. Le cause ovviamente sono diverse: la mancanza di tempo, la paura di non essere compresi, sono le principali. È solo attraverso il dialogo che è possibile a riuscire ad avere un rapporto sereno all'interno della famiglia.
    La vita umana sta perdendo sempre di più il proprio valore: ciò è dovuto anche alle varie tecnologie che si sono sviluppate negli ultimi anni. I ragazzi si chiudono in se stessi e iniziano ad avere un'immagine distorta della vita. Armi, furti, episodi di violenza sono spesso utilizzati nei videogiochi e confondono l'adolescente che non si rende più conto dei veri valori.

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  14. L’ennesimo caso di dramma familiare, verificatosi a Ferrara, ci porta a riflettere sulla concezione di famiglia attuale.

    Il pessimo rendimento di un ragazzo, in questo caso, genera molteplici litigi in famiglia. L’adolescente, stufo dei continui contrasti con i genitori, chiede aiuto a un suo amico d’infanzia per porre un tragica fine al clima di tensione a casa.

    Nonostante il fatto sia difficile da non prendere in prima considerazione, la riflessione verte sul ruolo che hanno acquisito, col tempo, il nucleo scolastico e quello famigliare.

    Personalmente sposo a pieno l’opinione dello psichiatra Sono Vittorino Andreoli quando afferma che, le famiglie si limitino a imporre, a volte anche severi, divieti; ma per quanto intransigenti, non siano capaci d’insegnare come affrontarli.

    Concordo sul fatto che vi sia una deficit relazionale sempre più evidente all’interno delle famiglie. Basti pensare a quanto poco si parla a tavola, a quanto la televisione sostituisca le “chiacchiere” serali, generando distacco e separazione all’interno del nucleo famigliare.

    Questo distacco porta l’adolescente a chiudersi in se steso, io credo, a non aprirsi più con i propri genitori, rimanendo solo ad affrontare situazioni e ostacoli, a volte più grandi lui.

    Inoltre, in molte famiglie, capita che per paura di perdere quel poco di rapporto rimasto con i figli, li si lasci liberi di non curarsi dei limiti imposti. Questa mancanza di autorità porta alla creazione di un adolescente ancora più solo, irrispettoso e non curante delle regole, e irresponsabile.

    Andreoli aggiunge che la scuola, che dovrebbe essere un luogo formativo che affianchi quello famigliare, non riesca più a disciplinare i ragazzi, a formarli valorialmente; anzi, spesso è causa di ulteriori conflitti e tensioni famigliari.

    Penso, in ultima analisi, che la scuola potrebbe ancora avere successo, dove invece molte famiglie hanno fallito: l’insegnamento dell’affrontare e superare, non eludere, i limiti e le difficoltà.

    Nel concreto, i professori, ad esempio, oltre ad assegnare quelle venti, trenta pagine di studio, dovrebbero, durante il percorso scolastico del ragazzo, insegnarli anche a come affrontare quelle venti, trenta pagine.

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  15. Buonasera, penso che ultimamente la famiglia e la scuola abbiano perso il proprio ruolo, ovvero quello di crescere, educare e portare sulla retta via gli adolescenti, Innanzitutto, i valori fondamentali che queste due autorità dovrebbero insegnare e far percepire ai propri figli o ai propri studenti siano il rispetto, l’educazione e l’amore verso il prossimo. Ultimamente osservando post, immagini e video sui social network ho natato che i professori oramai vengono trattati come amici, coetanei perdendo cosi l’autorità che un tempo veniva rispettata alla grande. Per la famiglia il compito è ancora più complesso dal momento che devono far capire al proprio figli che egli deve avere rispetto innanzitutto per le persona che si hanno davanti e ancora prima dei genitori, devono avercelo degli insegnati, perché sono coloro che ti istruiscono in ambito scolastico, educativo e morale.
    L’accaduto avvenuto a Ferrara penso sia il frutto di mancata educazione, ma soprattutto il figlio e l’amico (il complice/assassino), presumo non abbiamo ben chiaro chi siano queste persone che li circondano, ovvero docenti e genitori, ovvero coloro che li aiutano nella crescita fisica e morale.
    Una cosa molto importante è il fatto che bisogna distinguere la scuola dalla famiglia e non confonderle assolutamente poichè quando queste due vengono a conciliarsi potrebbero insorgere questi problemi, perché vi è un contrasto tra due autorità ed entità e l’adolescente preferisce non ascoltare più nessuno e fare ciò che pensa sia più giusto per lui anche se non ha ancora un’eta adeguata per poterlo fare.

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