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venerdì 8 aprile 2016

RIINA JR. IN TV: PUBBLICA INFORMAZIONE?

Per la classe 3^ les

Il Corriere della Sera, giovedì 7 aprile, art. di G. Cavalli pag. 19
Il Sole 24 Ore, art. di M.Mele pag. 29 

DA SAPERE /RIPASSARE
- Quali sono i limiti alla libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost)?
- Come e da chi viene nominato il CdA della Rai?

L'OPINIONE
Bruno Vespa a Porta a porta intervista il figlio di Totò Riina: è giusto che la televisione pubblica dia spazio e visibilità alla mafia? Perchè sì o perchè no?

9 commenti:

  1. L'intervista di Salvo Riina a porta a porta ha suscitato numerose polemiche e dibattiti.
    personalmente ritengo che in generale al giornalismo non debba essere vietato di raccontare e divulgare i problemi sociali di cui l'Italia si affligge come la mafia, tuttavia non per questo bisogna far passare per qualcosa di positivo ciò che invece è assolutamente immorale solo per motivi utilitaristici.
    Ad esempio nell'intervista di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina è evidente che il fine ultimo è la propaganda del libro di Salvo Riina nel quale la figura di suo padre capo mafioso è percepita da lui come un padre buono che insegna solo del bene ai suoi figli: descrizione assolutamente incoerenete rispetto ai numerosi omicidi che commise prima di essere condannato all'ergastolo.
    Secondo me però il parere rispetto a personaggi così importanti come Riina ma più in generale rispetto a chiunque mafioso si voglia discutere in televisione non deve essere chiesto ai familiari dello stesso perché in quel caso è evidente che il suo giudizio non sarebbe attendibile: qualunque figlio di fronte alle critiche difenderebbe suo padre nella maggior parte dei casi

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  2. Buonasera, dopo aver letto l' articolo di G. Cavalli mi sento di dire che a parere mio è giusto che la televisione pubblica dia spazio e visibilità alla mafia, però (voglio sottolineare che c'è un però ) credo che lo debba fare con la dovuta cautela. Quando si parla di argomenti così difficili, è normale che insorgano le masse, che sono di parere contrario al fatto di rendere pubblico un argomento. Personalmente credo, vista la tv attuale che ospita gente di qualunque tipo, che sia sicuramente di aiuto affrontare argomenti di questo calibro, in modo da far capire meglio alle persone che non sono pratiche di quest'ultimo. Mi sento in dovere di dire che però comprendo le critiche che sono state mosse alla trasmissione di Bruno Vespa, in quanto è stato detto che affrontare argomenti del genere possa incentivare la mafia. Non riesco però a capire perché le critiche varino a seconda del programma in cui un determinato individuo si reca. Come afferma la signora Giovanna Cavalli, non sono state mosse alcun tipo di critiche quando alla trasmissione di Santoro (Anno Zero) si era presentato Ciancimino. Credo pertanto che sia giusto condurre questo tipo di interviste, ma soprattutto per quanto riguarda la tv pubblica, di farlo con la dovuta cautela.

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  3. Mercoledì 6 aprile è stata mandata in onda su Raiuno l'intervista a Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totó Riina nella trasmissione "Porta a porta" condotta da Bruno Vespa. L'intervista è stata realizzata nei giorni precedenti a Padova, dove il figlio di Riina risiede in regime di sorveglianza, dopo aver scontato otto anni e 10 mesi in carcere per associazione mafiosa. In Rai e prevalso il diritto di cronaca per cui non si possono intervistare solo i buoni e per combattere la mafia bisogna anche conoscerla. Sono subito scattate le proteste dei gran parte del parlamento, dei parenti delle vittime e il richiamo della commissione di vigilanza del direttore di Raiuno. È stata criticata e trovata in adeguata la par condicio tra la mafia e antimafia, anche se va ricordato che già in passato ci sono state e trasmissioni dello stesso genere condotte da altri conduttori e che non hanno causato tanto scompiglio.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. L'intervista sottoposta da Bruno Vespa a "Porta a porta" al figlio di Totò Riina (Riina Jr, per i giornalisti) è andato incontro a numerose critiche. Personalmente, ritengo, in tutto e per tutto, che tali critiche siano più che fondate. Facendo sì che questo tipo di intervista, ad un nome così negativamente conosciuto, comporti il rischio di incentivare la mafia. Bisogna ricordarsi che Salvo Riina (Riina Jr) è ora in stato di stretta sorveglianza dopo aver scontato quasi 9 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Possiamo davvero credere nelle sue parole? Magari potrà dirci, come tutti i figli che si rispettino, quanto sia stato affettuoso suo padre. Già, affettuoso. Dovremmo chiedere alle famiglie di chissà quante vittime se fossero d'accordo. Il rischio di concedere tal spazio, consiste nella probabilità che la mentalità mafiosa possa influenzare gli ascoltatori. Per notizie di tal calibro, ritengo che il giornalismo sia il miglior mezzo utilizzabile, a puro scopo informativo, in modo tale che chiunque possa rendersi conto di ciò che, purtroppo, a volte accade.

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  6. Buonasera, dopo aver letto l'articolo ed essermi informato su questa intervista, il mio primo pensiero che mi è passato per la testa è stato "ma come hanno fatto a mandare in onda un'intervista a uno dei tanti mafiosi". Dopo una prima analisi però mi sono reso conto che è stato un gesto di coraggio da parte del programma, siccome ha deciso di portare agli occhi di tutti gli italiani e di tutti gli spettatori questo argomento che oramai sentiamo quasi ogni giorno alla televisione.
    A mio parere è giusto che la televisione pubblica dia spazio e soprattutto visibilità alla mafia, dato che non tutti ci rendiamo conto che nel nostro Paese esistano molte persone di questo genere e quindi penso che dare la possibilità ad esse di presentarsi in televisione a programmi di prima serata, possa aiutare tutti quanti a capire quali sono i problemi e quali potrebbero essere le possibili soluzioni da adottare per non essere presi alla sprovvista quando ci risparmiamo davanti a questo genere di persone. Inoltre penso che sia giusto condurre queste interviste, pregherei solo che la tele ione pubblica abbia un po' di conoscenza, in modo tale da mandare in onda questi tipi di programma con la dovuta cautela.

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  7. Alcuni giorni fa, durante una puntata di Porta a Porta, è stata mandata in onda un'intervista registrata rilasciata da Salvatore Riina, figlio del boss Totò Riina. Questo caso mediatico ha acceso un forte dibattito riguardo i rischi che si possono correre dando visibilità alla mafia in televisione. Molti sostengono che quanto sia avvenuto sia deplorevole e che presenti il rischio di fare pubblicità alla criminalità organizzata con gravi conseguenze. Inoltre molti sostengono che la loro presenza in pubblico sia un'offesa verso tutte le persone innocenti che sono state vittime della mafia e le loro famiglie. Altri invece sostengono che il fatto avvenuto non presenti nulla di pericoloso o offensivo in quanto conoscere la mafia sia il primo passo da fare per combatterla e che l'intervento di una persona così importante possa rivelarsi utile per tutti per comprendere meglio la situazione odierna. Naturalmente, in questo caso si è fatta attenzione ad evitare che venissero trasmessi messaggi negativi o pericolosi, ciò nonostante la trasmissione ha ricevuto il dissenso di molte persone. Questi fatti testimoniano la delicatezza del tema trattato e la sensibilità dell'opinione pubblica sull'argomento e dimostrano che sia giusto affrontare pubblicamente la questione, ma con la dovuta attenzione e delicatezza. L'intervento di Salvatore Riina a Porta a Porta può essere un esempio di dialogo costruttivo per programmi futuri.

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  8. Per rispondere alla domanda, mi collego a quanto detto da Roberto Saviano a “Che tempo che fa” della scorsa domenica. Questo perché ritengo importante capire il messaggio profondo dell’intervista e credo che Saviano possa aiutarci a comprenderlo. “Quando un mafioso va in tv, va perché vuole lanciare un messaggio”, queste sono le parole che aprono il discorso di Saviano. Sono d’accordo con questa affermazione perché questa non è un’intervista vera in quanto Salvo Riina non vuole e/o non può rispondere alle domande scomode.
    Nel suo discorso Saviano fa capire, prendendo degli spezzoni di due interviste ai figli di capi mafiosi -quella trasmessa a “Porta a porta” mercoledì 6 aprile al figlio di Riina e quella al figlio di Provenzano nel 2012-, che essi “non parlano da capofamiglia”, cioè “non danno un’opinione propria”. Questo significa che “i figli non stanno sostituendo i padri”, ma come aggiunge successivamente “si tirano fuori dalla logica, eppure ne stanno dentro”. Il figlio di Riina, nella sua intervista sottolinea che ha una famiglia unita, che il padre, quando lui era piccolo, lo teneva in braccio e che era sempre presente per la cena. Propongo la stessa domanda di Saviano: “Pensava che dicendocelo avremmo cambiato opinione su di loro, cioè sulla mafia?” No, non credo proprio.
    Perché non dire la propria opinione? Probabilmente per paura di scoprire un padre diverso da come lo hanno sempre visto? Ma sanno cos’ha fatto la mafia? Non possono prendere lo scettro del potere, non giudicano né i padri né il loro operato nonostante sappiano che hanno ucciso o fatto uccidere molte persone.
    Mandando in onda quell’ intervista, forse, si è fatto passare un messaggio che il pubblico non poteva cogliere fino in fondo. Saviano dice che si è voluto parlare non a noi pubblico, ma alla magistratura e alla nuova Cosa Nostra cercando di far passare l’idea della dissociazione. Questo significa che anche un mafioso può prendersi delle responsabilità, ma solo personali e non come organizzazione criminale. Quindi lascia fuori gli altri mafiosi e non riversa le sue responsabilità sui figli, che possono quindi mantenere anche il patrimonio acquisito. Così si può cercare una sorta di collaborazione con lo Stato che potrebbe togliere il 41bis, cioè il carcere duro.
    Se Saviano ha ragione, il servizio pubblico è stato usato dalla mafia per lanciare messaggi non al pubblico, ma ad altri. Forse questo non è servizio pubblico.

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  9. Secondo me la televisione pubblica pagata dai cittadini non puo permettersi di mandare in onda trasmissioni con degli ospiti che con la sola presenza offendono l'onore del nostro paese. L'indignazione che ha scatenato nel nostro paese fa ancora sperare che la direzione della televisione pubblica possa essere più attenta e rispettosa nei confronti di tutti i morti per mafia.

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