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sabato 19 marzo 2016

DEMOCRAZIA DIRETTA, INDIRETTA O MEDIATA?

per la classe 5^ LES

La Stampa, giovedì 17 marzo, pag. 7, "Per quattro cittadini su dieci in Italia non c'è democrazia"

L'OPINIONE

Il professor Piepoli sostiene che oggi si sia più vicini ad una forma di democrazia non mediata; il leader comunica direttamente con l'elettorato senza il filtro dei rappresentanti, attraverso strumenti come Twitter o Facebook.  Il M5S candida i suoi rappresentanti con votazioni online. Sempre di più il dibattito politico si sposta sui blog.
Quanto è efficace questo metodo? Quali i vantaggi e gli svantaggi?

6 commenti:

  1. Negli ultimi anni, l’utilizzo di internet e la diffusione dei social network hanno cambiato radicalmente la politica ed il modo di fare politica.
    Ormai tutti i politici di oggi hanno compreso la forza di queste nuove tecnologie e cercano pertanto di sfruttare le opportunità offerte dal web.
    A seguito di ciò, tutti i movimenti politici ed i politici stessi hanno creato pagine Facebook, profili Twitter e canali YouTube dove inserire commenti, discorsi, programmi di partito.
    Un esempio è il Movimento 5 Stelle, nato solo grazie alla propaganda diffusa in rete, portando alla creazione del partito ed alla elezione dei propri rappresentanti con votazioni on line.
    Un altro esempio degli ultimi mesi è Matteo Salvini, il quale, grazie ai social network, ha riportato alla ribalta politica la Lega Nord, un partito che negli ultimi anni era stato messo in disparte a causa degli scandali che lo avevano investito.
    La comunicazione politica online è diventata troppo importante per essere ignorata e i politici lo hanno compreso bene. Infatti, la maggior parte di loro utilizza ormai la rete con strategie di comunicazione che risultano essere molto efficaci.
    Io credo che questo nuovo modo di fare politica sia positivo poiché rendono partecipi noi tutti della quotidianità politica e permette un reale coinvolgimento dei cittadini, i quali possono interagire direttamente in rete.
    L’aspetto negativo, secondo me, è in alcuni casi, l’impossibilità di evitare che vengano pubblicati commenti maleducati, di istigazione alla violenza o al razzismo, ma questo forse è il prezzo da pagare in nome della democrazia e della libertà di espressione.

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  2. Buonasera, secondo me ha ragione il professor piepoli, poiché oggi siamo di fronte ad una forma di democrazia non mediata, in cui i politici comunicano direttamente con i cittadini e quindi con i futuri elettori attraverso un blog al fine di arrivare molto più velocemente nelle loro case e di influenzare molto più velocemente il loro pensiero, ciò è reso possibile dal fatto che oggi quasi tutti posseggono una connessione internet e quindi quasi tutti possono accedere ad un blog. Se a prima vista questo metodo può apparire come il migliore, in quanto più inclusivo, poiché può coinvolgere veramente quasi tutti i cittadini, esso nasconde degli aspetti negativi che è bene sottolineare. Innanzitutto, a mio avviso, eleggere i rappresentanti su un blog e' problematico in quanto le persone votano quella persona perché è quella che ha più immagini su quel sito, ha più post sulla sua pagina o più " mi piace", le persone sono quindi influenzate da questi aspetti che colpiscono a prima vista anche le persone meno esperte di politica, la conseguenza è che vi è una scarsa propensione all' informazione, le persone votano queste persone senza informarsi abbastanza su chi sono, sul loro programma politico, dando il voto a persone alle quali non avrebbero dato il loro voto se solo si fossero informate prima sul programma da lei o da lui proposto, che magari potrebbe non rispecchiare ciò che l' elettore ha votato sul web. Inoltre vi è un altro problema assolutamente non trascurabile, ossia che vi sono delle persone le quali non possiedono un mezzo tecnologico capace di connettersi ad internet, magari perché non hanno la possibilità economica oppure ci sono alcune persone, penso agli anziani maggiormente, i quali non hanno le capacità per accedere ad internet, poiché non fanno parte della generazione dei nativi digitali, i quali vorrebbero eleggere i rappresentanti di quel movimento ma non possono farlo perché non ne hanno i mezzi , dunque questo sistema pone delle barriere a tutte quelle persone che, pur volendo votare, non possono farlo, perché non ne hanno la possibilità, ciò è a mio avviso un grande limite di fondo di questo sistema che non riesce ad includere anche quelle persone che per i motivi più svariati non possono accedere ai mezzi tecnologici e che quindi non possono esprimere il loro voto, questa " falla" può essere risolta dal sistema delle primarie organizzate da alcuni partiti, le quali permettono ai cittadini, purché in possesso di un euro e di un documento di identità, di esprimere la propria opinione riguardo ad un candidato, questo sistema è più inclusivo giacché permette a un numero maggiore di cittadini di esprimere la propria opinione, ciò vale anche per i cittadini che non posseggono o non possono accedere ad internet per i motivi più svariati, nel caso delle primarie le barriere si riducono quindi notevolmente, specie se i punti in cui si può eleggere il candidato siano diffusi in maniera capillare nelle aree urbane tali da permettere anche a chi non può percorrere un tragitto lungo di raggiungere il gazebo e di votare il proprio candidato magari dopo essersi documentato con calma senza l' influenza dei" mi piace" circa il suo programma elettorale.Indubbiamente questo metodo rappresenta una delle espressioni più alte della democrazia, in quanto garantisce a molte persone, sia agli eletti che agli elettori di esprimersi liberamente anche grazie ai new media, tuttavia esso non nasconde alcuni problemi di fondo che devono suscitare degli interrogativi specie nelle persone che si accingono per la prima volta a votare con questa nuova metodologia.

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  3. Ormai è sempre più diffusa la pratica dell’uso dei social network per avviare dibattiti e candidare rappresentanti, di conseguenza è venuto meno il ruolo dei partiti politici che facevano da tramite tra i candidati e il popolo. Questo metodo inizialmente citato, può risultare efficace perché in grado di coinvolgere un maggior numero di persone, soprattutto i giovani che usano maggiormente i social network e possono entrare così in contatto con aspetti della politica, notizie e informazioni che magari non susciterebbero in loro interesse se riportati semplicemente su giornali, cartelloni pubblicitari o volantini. Questo strumento risulta utile per quegli italiani che si lamentano per il fatto di non sentirsi coinvolti nella politica: in questo modo sono maggiormente partecipi e possono intervenire in modo diretto interagendo in prima persona con il politico in causa o il candidato stesso. Allo steso tempo, lo svantaggio consiste nel fatto che non tutti possiedono ancora uno strumento che gli permetta di potersi avvicinare a un tipo di politica fatta online; di conseguenza andando a introdurre il voto online o qualsiasi pratica che secondo il principio democratico dovrebbe coinvolgere tutti, si andrebbe automaticamente ad escludere una parte di popolazione: quella fetta che non dispone degli strumenti necessari per potersi avvicinare a questa forma di politica fatta sul web. Come sostiene Piepoli, oggi ci troviamo di fronte ad una forma di democrazia non mediata che vede il diffondersi di una progressiva crisi istituzionale dovuta a un senso di sfiducia della gente verso i governi democratici. Perché sfiducia? Perché oggi il retroscena della politica è facilmente visibile e la gente si sta abituando a modalità informali di democrazia diretta. Gli indicatori della sfiducia nei governi democratici sono in particolare due: il calo di affluenza alle urne e il minor numero di iscritti ai partiti politici. Concludo sostenendo che per poter dare inizio a delle consultazioni elettorali online, sia necessario prima assicurarsi che in qualche modo tutti i cittadini possano avvantaggiarsi degli strumenti necessari per esprimere il loro voto in rete, anche se un aspetto che probabilmente diventerebbe difficile da controllare sarebbe quello legato alla privacy del singolo. Sarebbe poi realmente anonimo il voto espresso via web?

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  4. La democrazia ha bisogno di innovazione. Ma non solo lei, all'intero concetto di politica servirebbe una bella rinfrescata. La democrazia indiretta funzionava, ma sul lungo periodo si è visto che ha causato solo sfiducia e malcontento. Il web è stata la rivoluzione tecnologica dell'informazione. Grazie ad esso l'uomo ha fatto un passo avanti nel processo evolutivo. Applicare la politica al web non deve sembrare strano, ma naturale. Discutere se sia giusto o meno è pressoché inutile dato che oramai è inevitabile. Di sicuro ha i suoi pregi e difetti che, a parer mio, sono soggettivi. Per esempio si può supporre che il web non garantisca l'anonimato del voto. Questo preoccupa perché si è, da sempre, abituati a pensare che una persona debba nascondere la propria preferenza. A pensarci è paradossale: abbiamo libertà di opinione ma veniamo spinti a occultare la nostre scelte. Se una persona crede che votare quel partito sia giusto, non deve temere che si sappia. Se tutti condividessero le proprie opinioni liberamente forse la politica farebbe quel passo avanti che tanto aspettiamo. Ecco perché ritengo che il web sia il futuro della democrazia.

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  5. Negli ultimi anni sempre più diffuso è stato l’utilizzo di internet che ha portato alla moderna configurazione della sfera pubblica, la quale diventa mediata, con un pubblico ampio e distinto, ed è sempre meno il prodotto di interazioni faccia a faccia e sempre più la conseguenza di relazioni attraverso i media. I mezzi di comunicazione “mediatizzano” il discorso pubblico tra cittadini e sistema della politica.
    Anche se l’applicazione di nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione portano ad una socializzazione della democrazia stessa aumentando il dibattito politico e la cittadinanza attiva. Da qui, parte la necessità di promuovere una vera e propria cultura della partecipazione politica, ampliando gli spazi di dialogo tra governanti e cittadini. In questo quadro, in cui il cittadino viene coinvolto attivamente nella discussione, le istituzioni democratiche non verrebbero messe da parte, ma piuttosto integrate nell’esercizio delle loro funzioni nelle nuove forme di partecipazione dei cittadini.

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  6. Come ricorda Nicola Piepoli, il fondatore dell’ omonimo istituto, gli italiani hanno ben chiaro cosa si intenda per democrazia: “una forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo tramite rappresentanti liberamente eletti”. Si tratta di una democrazia rappresentativa, in perfetta linea con quanto sancito nella Costituzione; ad oggi però le forme di comunicazione tra rappresentanti e rappresentati sono cambiate, la rivoluzione telematica ha toccato tutti i settori, anche quello della mediazione politica.
    Facebook, Twitter divengono progressivamente mezzi utilizzati dal leader per comunicare con l’ elettorato, facendo venir meno la figura dei rappresentanti. Positivo? Sarà il tempo a rispondere, certo è che forme di democrazia diretta, già in parte utilizzate dal M5S, hanno raccolto un consistente numero di consensi nella collettività. Un rapporto diretto, che contrariamente alla forma rappresentativa, non è spersonalizzante.
    I social, i blog, i video permettono di raggiungere velocemente molte persone, dato che ormai il web è alla portata di tutti, permettendo di far entrare facilmente la politica nelle case degli italiani, tuttavia internet può divenire uno strumento pericoloso se non si ha la dimestichezza necessaria per usarlo, perché i social profilano gli utenti e possono arrivare a selezionale le informazioni di ogni singolo, potendo così pilotare le opinioni.
    Si eleggono rappresentanti, perché esperti in materia e quindi competenti nell’ attività politica e legislativa; come io mi faccio rappresentare da un avvocato in tribunale perché sa meglio orientarsi tra meandri del diritto, allo stesso modo l’ elettore si fa rappresentare in parlamento da chi ritiene rappresenti meglio i suoi interessi.

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